venerdì 12 giugno 2009

12 giugno 2009

C’è coso, lì, come si chiama, che un po’ ti spia nelle mutande, vuole sapere se ti fai le seghe, a che ora, con chi, e se magari, dopo, ti accendi una sigaretta, pretende di sapere di quale marca. Convinto che tutto ciò rientri nel diritto inviolabile del giornalismo. C’è quell’altro che sbatte in prima pagina cos’hai detto per telefono a tua zia, magari la solita raccomandazione sull’artrosi. E che se poi gli dici: stronzo, convoca sedutastante i vertici cittadini, regionali, nazionali e planetari della corporazione giornalistica per stendere un comunicato dove si sentenzia che tua lurida intenzione, in verità, è uccidere la notizia, abolire la democrazia, cancellare il suffragio universale e ripristinare lo schiavismo. Ci fosse, al mondo, un automobilista incidentato che il giorno dopo abbia potuto leggere sul giornale il suo incidente tal quale. Mai. Ti muoiono sei bambini travolti da una Jaguar? Arriva l’inviato: “Dica, che sentimenti prova come padre?”. Giornali che dirigono partiti, che linciano un tanto al chilo, magistrati che sentenziano a mezzo stampa, farmacisti che stampano gazzette, “si indebolisce l’informazione”, recitava ieri un comunicato congiunto delle federazioni dei giornalisti e degli editori. E che volevate? Pure rafforzarla?

di Andrea Marcenaro

© 2009 - FOGLIO QUOTIDIANO

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